Elezioni 2012: Berlusconi e Alfano, guardano avanti! PDL in positivo.

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Martedi 8 Maggio 2012, in attesa dei ballottaggi, il “the day after delle elezioni amministrative”, viene analizzato dai massimi vertici del PDL, con i nostri rappresentanti, l’on. Silvio Berlusconi e l’on. Angelino Alfano. In calce, alcuni significativi interventi del Popolo della Libertà, agli elettori e simpatizzanti, da prendere in seria considerazione. Buona lettura!


Alfano: nessuno può festeggiare

Nessuno può festeggiare” per i risultati delle amministrative. Lo afferma il segretario del Pdl, Angelino Alfano, in conferenza stampa a via dell’Umiltà, specificando che “si vuole attribuire al Pdl una catastrofe, ma c’è stata invece solo una difficoltà. Registriamo” infatti “una sconfitta ma, al tempo stesso, una forte presenza delle nostre liste ovunque sul territorio. Non intendiamo nascondere le nostre difficoltà, ma la responsabilità ha un prezzo e noi paghiamo il prezzo della responsabilità di appoggiare il governo Monti”. Alfano parla a lungo con i giornalisti e affronta diversi argomenti.

Amministrative. “Questo tipo di elezioni tradizionalmente sono le più insidiose per il centrodestra e per il Pdl” e queste in particolare si sono svolte “nel tempo politico più difficile per noi, per i grandi partiti e per il nostro Paese. Dai dati si conferma che pur nella grande difficoltà di questa competizione i grandi poli restano quelli principali della politica italiana. Questo mi pare il dato essenziale, perché esattamente al contrario di come tradizionalmente si verificava, al primo turno sono stati assegnati solo un terzo dei comuni, circa i due terzi saranno decisi al ballottaggio e nella quasi totalità di questi comuni il vincitore sarà o di centrodestra o di centrosinistra perché si registra una tendenza a confermare i due poli più importanti”. E comunque “il Pdl è un partito radicato sul territorio e ‘su questje basi si può ricominciare. Ai ballottaggi il Pdl è presente in 13 comuni. Saremo lì a combattere, siamo in campo”.

Governo. “Non abbiamo deciso, in base a questi risultati, di togliere l’appoggio al governo perché siamo responsabili. Lo ha già detto Berlusconi e lo ribadisco io. È chiaro, però, che auspichiamo e lavoriamo affinché non verremo posti di fronte a provvedimenti invotabili”. “Smentisco” un articolo del Corriere della Sera in cui si annuncia un vertice per mercoledì prossimo tra i segretario del Pd, Pdl e Terzo polo sulla legge elettorale.Ho già parlato e detto che ritengo di non dover fare più vertici con tutti i segretari, incontri che non portano a nulla”.

Pdl. “Della vicenda delle alleanze del nostro partito, anche quella con la Lega, abbiamo sempre detto che ne parleremo dopo le amministrative, quindi dopo i ballottaggi. E ho già annunciato, e lo confermo, che dopo le amministrative ci sarà un’importante novità” che riguarderà il Pdl.

Legge elettorale. “Non c’è nessun accordo su un testo, ma solo su due principi. Non c’è ancora una conclusione definitiva”.

Berlusconi: se restiamo uniti
vinciamo le prossime elezioni

C’è la necessità di una “grande confederazione di tutti i moderati, di tutti quelli che non si riconoscono nella sinistra”. Lo dice Silvio Berlusconi da Mosca, spiegando che “il Pdl è la prima forza dei moderati e continuerà ad esserlo: credo che se i moderati resteranno uniti potranno risultare primi alle prossime elezioni”. Berlusconi si intrattiene con i giornalisti delle agenzie di stampa accreditate e risponde a numerose domande.

Amministrative. “I risultati sono al di sopra delle mie aspettative. Ora che c’è il festival dell’antipolitica pensavo ci fosse un’affluenza più bassa e più penalizzante per noi”.

Pdl. “Non mi risultano vere le notizie di stampa su un Popolo della Libertà percorso da voglie non positive. Io ho un rapporto sempre molto convinto con tutti coloro che sono del mio partito”.

Governo. “Non credo che queste elezioni possano influire sulla tenuta del governo. Comunque vedremo nei prossimi giorni, rifletteremo anche su questo. Sosteniamo Monti in maniera convinta, ma naturalmente chiediamo a questo Esecutivo di non costringerci a votare misure che non siano da noi condivise. Penso sia una cosa assolutamente logica”.

Crisi. “Ciò che è fondamentale per la ripresa e per non finire dentro una recessione è il fattore psicologico. Spero che il governo possa adottare misure che considerino questo fattore come una leva di sviluppo”.

Europa. Con Putin “non ci siamo occupati di questioni italo-russe perché oggi non c’era né il tempo né il modo, ma abbiamo discusso della situazione economica in Europa che è preoccupante per tutti, non solo per Grecia, Spagna, Italia e Portogallo. L’Ue deve cambiare strada: la cosa più importante è l’ottimismo della gente, col pessimismo si diminuiscono i consumi e gli investimenti, si va dritti verso il peggioramento della recessione. La prima misura per lo sviluppo deve essere quella di dare speranza alla gente”. Quanto ad un possibile aiuto di Mosca, ricorda “il ruolo cardine della Russia tra Europa e Oriente” dicendosi “felice che alla guida di questo paese ci siano due uomini positivi e di esperienza come Putin e Medvedev”.

Dopo le urne, si riparte. Per la vittoria

Il risultato del primo turno delle amministrative ha cause immediate e altre lontane, ma tutte chiare. E perciò rimediabili se si fa tesoro del voto amministrativo di domenica.

  • Paghiamo ora, al primo turno elettorale raggiungibile, la punizione inflitta dagli elettori scontenti di questa Europa a tutti i governi in carica (ad eccezione al momento della Germania, dove pure Angela Merkel ha perso tutte le elezioni locali). Nei paesi della zona euro, Francia, Italia, Spagna, Belgio, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Irlanda e per due volte Grecia hanno cambiato governo; l’Olanda andrà alle elezioni anticipate il 12 settembre; nella Ue rischiano i conservatori in Gran Bretagna. È un verdetto che prescinde dal colore della maggioranza, ma esprime la profonda insoddisfazione verso un’Europa incapace con le sue istituzioni di affrontare la crisi economica.

  • Ma soprattutto paghiamo la frammentazione delle forze moderate, un fenomeno che ha invece colpito solo marginalmente la sinistra. PdL, Lega, Udc, Terzo polo e liste locali sono andate ognuna per proprio conto anziché unirsi sotto un’unica bandiera; cosa ancora più illogica dato il meccanismo della amministrative. Ora anche Pier Ferdinando Casini sembra aver capito l’errore, sia pure a modo suo: “Il Terzo Polo è stato importante per chiudere l’esperienza Berlusconi, ma non è assolutamente sufficiente per rappresentare l’alternativa chiesta dagli italiani”.

  • Ma ancora più significativa è l’altra sua dichiarazione: “I partiti tradizionali sono sconfitti e i moderati sotto un cumulo di macerie. C’è da andare molto oltre l’Udc, molto oltre il Terzo Polo”. Sono mesi che predichiamo la necessità di unire i moderati e rifondare il centrodestra. Finora abbiamo subito il ‘no’ della Lega da una parte, e quello dell’Udc dall’altra. Risultato: il Carroccio non ha beneficiato né del radicamento nel Nord né della sua opposizione al governo Monti; l’Udc non ha incassato quelli che considerava i suoi jolly: l’appiattimento acritico sul governo dei tecnici, e la politica dei due forni, alleati qua del PdL là della sinistra.

  • Adesso anche Casini chiede di andare oltre il Terzo Polo ed oltre l’Udc. E del resto all’interno della stessa area centrista sono partite accuse e scaricabarile. Noi non partecipiamo a questo rituale, non abbiamo conti da presentare, ma chiediamo di andare e guardare avanti. “Oltre”, appunto. Ma oltre, però, dalla parte dei moderati. Altrimenti per i centristi ed i cattolici resta solo la scelta forzata delle sinistra: la stessa che ha condannato in Francia Francois Bayrou. Ininfluente nel 2007; costretto ad appoggiare Hollande domenica scorsa.

  • Non è certamente questo il futuro di chi non vuole consegnare il Paese alla sinistra. Del resto nello stesso Terzo Polo si guarda come collocazione naturale a ciò che in Europa è rappresentato “dai valori del Ppe”. È quanto diciamo da tempo. Quella è la nostra destinazione naturale: senza diktat da parte di nessuno. Mai più moderati divisi sul territorio e a livello nazionale; mai più appoggio al governo ad ogni condizione.

Del resto il desiderio dei centristi di contarsi nelle amministrative ha dato gli esiti che vediamo. Far tesoro di questa lezione, e presentare un blocco coeso e accomunato dagli stessi valori e da un programma credibile, ci consentirà di presentarci alle politiche 2013 con tutte le possibilità di vittoria e soprattutto in grado di garantire una seria governabilità. Con i valori, appunto, ed i programmi tipici del centrodestra, ossia meno tasse, più lavoro ed economia sociale di mercato.

La sinistra sta già indicando chiaramente dove vuole andare: più tasse, patrimoniale, più spesa pubblica. Ed i grillini, il cui risultato merita attenzione, non sono certo un’alternativa di governo per il Paese.

Gli astenuti sono nostri. Recuperiamoli

Un terzo degli astenuti alle amministrative di domenica votava per il centrodestra. Del totale di chi non è andato alle urne, il 39,8% già non votava o dava scheda bianca. Guardando invece ai votanti cosiddetti attivi, il 33,3 per cento in passato avevano votato per il PdL: la percentuale più alta, circa il triplo di quella del Pd, secondo partito colpito. La prima missione è quindi di riportare questi cittadini al voto, e ovviamente convincerli a tornare a votare per noi. Alla sinistra riesce più facile, essendo il loro un consenso più organizzato (si pensi alla base sindacale) ed anche più di militanza. Gli elettori moderati hanno tradizionalmente espresso un voto di opinione, tanto più per un movimento interclassista come ha sempre voluto essere il Popolo della Libertà.

Il rovescio della medaglia è che si tratta di voti potenziali che non hanno cambiato colore, che non ci hanno voltato le spalle, ma si sono messi in attesa. In attesa ovviamente di valutare le nostre scelte.

Tutto ciò non ci esonera affatto, comunque, dal dovere di recuperare questi nostri elettori. Sapendo che abbiamo un potenziale enorme di simpatizzanti in varia maniera delusi: ma che spetta a noi di convincere. Cominciando in primo luogo dall’azione sul territorio.


Il PdL: non sottovalutiamo il voto
ma rifiutiamo letture catastrofiche

Nessuno nel PdL ha negato la delicatezza della situazione che emerge dai risultati elettorali” ma “va tuttavia segnalato che la lettura dei dati elettorali, come emerge dai media va decisamente approfondita e corretta”. Lo si legge in una nota del coordinamento del PdL che respinge “con dati obiettivi, la lettura catastrofica che alcuni media hanno voluto riferire al PdL”.

Nessuno – si legge nella nota del PdL – ha negato la delicatezza della situazione che emerge dai risultati elettorali. In particolare, l’aumento dell’astensionismo, il premio a liste quali quella di Grillo (comunque limitata al 4,9% su base nazionale) e la frammentazione in centinaia di civiche ha penalizzato tutti i partiti presenti in Parlamento. Il PdL inoltre ha pagato la mancata tradizionale alleanza con la Lega, sacrificata sull’altare della responsabilità verso il governo di emergenza, mentre la sinistra, pur divisa a Roma, è rimasta quasi sempre unita sul territorio”.

Ciò premesso, va tuttavia segnalato che la lettura dei dati elettorali, come emerge dai ‘media’ va decisamente approfondita e corretta. Innanzitutto, non è emerso chiaramente che nei 26 capoluoghi di provincia i sindaci vincitori già al primo turno sono stati: – 4 al centrodestra (Catanzaro, Gorizia e Lecce al PdL; Verona alla Lega); – 3 al centrosinistra (La Spezia, Brindisi, Pistoia). Nei rimanenti 19 capoluoghi si terrà il ballottaggio nel quale il PdL sarà presente in 11 città”.

Di ancora maggior rilievo – si legge nella nota – è segnalare l’effettiva ripartizione del voto nei 168 comuni (compresi i 26 capoluogo) sopra i 15.000 abitanti e con votazione a doppio turno, che è esattamente questa: – votanti 3.571.798 pari al 67,69% degli aventi diritto. – Popolo della Libertà 417.766 (11,70%) a cui vanno ovviamente sommati i voti delle liste civiche ufficialmente predisposte da esponenti del PdL, con l’accordo preventivo ed esplicito del partito. Tali voti ammontano a 316.575 (8,86%). Per un totale del 20,56%. A tale dato, è corretto accostare anche il risultato delle altre liste civiche, emanazioni di realtà locali ma alleate con il PdL e spesso capitanate da uomini del nostro partito. Tali liste hanno riportato 225.709 voti (6,32%). Sommando tale dato si arriverebbe al 26,88%”.

Vale la pena segnalare, inoltre – prosegue il PdL – che in tale computo non sono stati prudentemente compresi i voti di partiti sicuramente alleati del PdL, quali il Pid (52.053 voti pari all’1,46%) e l’Alleanza di Centro di Pionati (0,32%). Questo 1,78% porterebbe il totale dei voti riferibili al PdL al 28,66%. Con lo stesso criterio, con i dati in nostro possesso abbiamo conteggiato i voti del Pd: – Pd 566.406 (15,86%); – Liste collegate direttamente o indirettamente al Pd 532.630 (14,91%). Per un totale del 30,77%, cioè di soli 2 punti percentuali superiore al dato aggregato del Popolo della Libertà, pur in presenza di un forte astensionismo che, come afferma il sondaggio pubblicato oggi di Mannheimer, danneggia gravemente soprattutto il PdL”.

In conclusione, pur senza sminuire il significato del messaggio che arriva dagli elettori ai partiti, respingiamo con dati obiettivi la lettura catastrofica che alcuni media hanno voluto riferire al PdL. Per maggiore completezza, teniamo a disposizione dei media la tabella completa dei dati disaggregati di tutti i partiti”.