Il 18 settembre, con il voto alla risoluzione “Risposta europea all’epidemia del virus EBOLA”, della quale è firmataria l’On. Elisabetta Gardini (Deputato al Parlamento europeo, Capo Delegazione FI/PPE e Membro della Commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare), i parlamentari di tutti gli schieramenti politici si sono rivolti agli organismi internazionali, alla Commissione europea e a tutti gli Stati Membri perché rafforzino la loro azione a tutti i livelli, coinvolgendo anche le strutture e i governi dei Paesi colpiti, per portare assistenza a tutti i malati e contenere e sconfiggere l’epidemia.
Basta qualche dato, per dare il senso dell’importanza del provvedimento adottato: cinque Paesi coinvolti, 5.000 casi di contagio (tra confermati, probabili e sospetti) e 2.500 decessi in meno di sei mesi. Ma i dati sono parziali, molti casi non vengono registrati e le stime e le previsioni si accavallano: chi parla di 20000 nuovi casi nei prossimi tre mesi, chi stima che il numero dei pazienti tenda a raddoppiare ogni tre settimane.Gli operatori sanitari occidentali che lavorano in loco ci raccontano situazioni drammatiche: non ci sono mezzi sufficienti per rispondere all’emergenza, loro stessi si trovano a contatto dei malati senza poter rispettare le più elementari norme di sicurezza e protezione perché sprovvisti anche dei più semplici dispositivi, come mascherine e guanti. Per inquadrare meglio la situazione dobbiamo considerare che nelle zone colpite vivono quattro milioni e mezzo di bambini di età inferiore ai cinque anni; che il 75% delle persone colpite dal virus sono donne, perché sono proprio loro che offrono cura e assistenza; che queste popolazioni subiscono già la scarsità di cibo e di acqua pulita; che la situazione economica è collassata e la fame potrebbe diventare ancora peggiore dell’epidemia, oltre a rappresentare anche una minaccia per l’ordine pubblico. Dobbiamo affrontare quindi una situazione “complessa con implicazioni di natura politica, di sicurezza, economica e sociale che continueranno a ripercuotersi nella regione ben oltre l’attuale emergenza sanitaria.
(fonte: Euroinformazioni: informazioni dall’Europa per i cittadini)