Nel 2013, alle strumentali critiche riguardo la Legge Regionale Tesserin-Toniolo (Forza Italia) di prevedere un referendum inutile, troppo costoso e di parte, il 22 Ottobre del 2017, il Veneto aveva orgogliosamente risposto: a partire dal popolo, passando per la politica, arrivando fino alle istituzioni, nonostante che la Lega avesse al tempo presentato una proposta di legge sull’Indipendenza, ovviamente bocciata. Successivamente al successo referendario, PD e 5 stelle comunque continuavano a considerarlo un’inutile banalità ed oggi l’approvazione definitiva della legge sull’Autonomia differenziata, a loro non dà ragione.
Se le tempistiche, però, sono un segno della qualità con cui la politica opera e svolge il proprio lavoro, 2.361 giorni per approvare un legge sull’Autonomia dopo un referendum plebiscitario di Veneto e Lombardia e le richieste di Emilia Romagna e altre regioni, sembra un po’ tanto. E se si tiene conto che le regioni esistono dal 1970 e la Costituzione Italiana prevede forme di autonomie territoriali, aver aspettato oltre 50 anni per vedere approvata una legge sulle autonomie non rimane un buon esempio.
Quello che serve ancora è meno Stato su burocrazia e tasse e più Stato su sicurezza e infrastrutture! Per il resto ci deve pensare l’autonomia…
Globalizzazione, restrizioni europee, crisi energetiche, aumento dei costi. Non era più possibile gestire politicamente l’economia in un perimetro istituzionale che andava bene 60 anni fa: il divario tra Sud e Nord è aumentato, esistono sperequazioni tra le regioni italiane, e tra regioni a statuto ordinario e straordinario, aumenta la pressione fiscale a causa del centralismo, è aumentato anche il residuo fiscale regionale, ed oggi quindi con questa nuova legge si cercherà di dare le adeguate risposte.
Un vero federalismo presuppone una reale assunzione di responsabilità e una rivisitazione del principio di autonomia, rispettoso di chi ha i numeri per far da solo e realista nel consentire che chi non può farcela, attinga ai consueti canali di solidarietà e sussidiarietà nazionale.
Insomma, con 172 voti a favore, 99 voti contrari e 1 astenuto, l’autonomia differenziata è stata approvata: la riforma ora è legge.