Cinquant’anni fa, l’11 gennaio 1975, il Comune di Chioggia adottava il suo primo Piano Regolatore Generale (PRG), un evento che avrebbe segnato profondamente il volto della città lagunare. La seduta consiliare, presieduta dal sindaco Luigi Tomaz, si svolse in un clima teso, con il palazzo comunale sorvegliato dalle forze dell’ordine per contenere le proteste dei proprietari terrieri contrari alle nuove regolamentazioni urbanistiche: momento cruciale che rappresentò l’inizio di un percorso di trasformazione urbanistica, sociale ed economica che ha plasmato Chioggia negli ultimi cinque decenni.
Pensare agli anni precedenti all’adozione del PRG nel “far west” di costruzioni, appropriazione di confini e addirittura in qualche “pezzo di calle” oggi privata, l’approvazione del PRG nel 1975, elaborato dagli urbanisti Umberto Carraro, Costantino Giorgetti, Gian Paolo Mar e Giuliano Rizzi, mirava a introdurre una pianificazione razionale, regolamentando l’espansione urbana e preservando le aree di interesse storico e ambientale. Tuttavia, le numerose varianti apportate al piano originario portarono a concessioni edilizie in zone inizialmente destinate ad altre funzioni, come la realizzazione di strade fondamentali per la viabilità cittadina.
Con l’avvento del nuovo secolo, però, la Città si trova ad affrontare nuove sfide: il declino demografico, con una riduzione di 5/6.000 abitanti in 20 anni, l’alta incidenza dell’invecchiamento della popolazione e la riduzione di nascite, l’alta pendolarità lavorativa, da una parte e i cambiamenti climatici, la sostenibilità ambientale e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale, dall’altra.Oggi, la città si presenta come una comunità resiliente, pronta ad affrontare le sfide future con la consapevolezza del proprio passato e la determinazione a costruire un domani sostenibile e inclusivo.
L’attuale Variante Generale al Prg votato il 5 giugno del 2007 rispecchia lo storico PRG del 1975, in adeguamento alla vecchia variante del 2001. Ne rappresenta in pratica la naturale attualizzazione, anche se alcune zone poi negli anni hanno avuto la necessità di strumenti urbanisti dedicati e specifici: Piano Regolatore Portuale (Gottardo 1981), ambiti territoriali Adige e Brenta (Variante al Palav 2004), ValDario Sud, Sant’Anna e Isolaverde (Patti Territoriali 2004), aree demaniali marittime (piano particolareggiato arenile e del lungomare 2004/2005).
Gli strumenti urbanistici, approvati negli ultimi 30 anni, sono sempre stati ambiziosi con analisi e proiezioni importanti ma purtroppo il calo demografico, causato da minore natalità e aumento di emigrazione, il forte pendolarismo, l’invecchiamento della popolazione, il dimezzamento di strutture ricettive alberghiere e delle locazioni turistiche , la crisi della pesca e dell’agricoltura, le zone produttive previste e mai realizzate, un sistema viario (interno e esterno) arretrato, non ha mai portato a raggiungere gli obiettivi prefissati dalle amministrazioni nel tempo. Ora la prossima sfida è l’adozione definitiva del PAT nel 2025, ma ricordo che è dal 2009 (16 anni) che le Amministrazioni comunali ci lavorano.
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