Riformare le istituzioni locali: cifre reali e illusioni romane…

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dati upiLa riforma delle Province è indispensabile per la riduzione della spesa pubblica? Ma la domanda esatta è chi costa di più nella spesa pubblica? Ormai è nella bocca di tutti, e quando una bugia la sanno tutti, diventa una verità. 

Ecco! Da questa premessa parte un’analisi di dati oggettivi e una serie di ragionamenti, che grazie allo studio all’U.P.I. (Unione delle Province d’Italia) porta a capire che la spesa più piccola (quella delle Province), sebbene drasticamente ridotta, non prevede grossi benefici per nessuno, forse qualche costo! Due dati:
1) Le Province rappresentano 1.27% della spesa pubblica (8,36% i Comuni, 20.35% le Regioni, 59.61% lo Stato, 10.39% interessi sul debito). – FONTE: DEF – SIOPE Conto Economico 2013.
2) Il D.L 112/08 e D.L. 133/13 portano Tagli per 53 milioni di cui oltre metà sugli Enti Locali (che rappresentano il 30% del totale di spesa pubblica) di cui metà interessano le province. – FONTE: CONFERENZA PERMANENTE PER IL COORDINAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA

Questi 2 punti dimostrano l’iniquità della manovra economica che taglia molto dove si spende molto meno. Infatti, lo Stato centrale viene toccato marginalmente dai tagli, pur rappresentando 2/3 della spesa totale tra costi e debiti.

Oggi si vuole abolire una parte di costo (quello delle Province) che dal 2010 al 2013 si è già ridotto notevolmente:
– Riduzioni spesa corrente – 11.8% (non è cosi per gli altri EE.LL.: Comuni +5% e Regione +1%);
– Il Patto di Stabilità ha ridotto le spese investimenti del  7%;
– Minori trasferimenti regionali per 16.6%, pur mantenendo le funzioni delegate regionali (servizi per l’impiego, trasporto, formazione, agricoltura, turismo…). – FONTE: CONFERENZA PERMANENTE PER IL COORDINAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA e  SIOPE 2013.

Il totale del debito del nostro Paese Italia, è pari a oltre 2.067 miliardi di euro, quello delle autonomie locali, invece, di 107 miliardi di euro (di cui 9% province,  40% regioni e 51% comuni). Per fare un confronto, quello delle Province rispetto il totale dello Stato è lo 0.4%.

Su circa 10 miliardi di spese sostenute dalle Province, solo lo 0.0076% sono le spese per organi istituzionali che con l’abolizione delle Province verranno eliminate, e rimane da decidere a chi accollare la spesa per:
– Edilizia e Funzionamento scolastico, e Formazione Professionale:  quasi 2 miliardi di euro;
– Mobilità e Trasporti: oltre 1 miliardo e mezzo di euro;
– Gestione e Tutela Ambiente e Territorio: circa 3 miliardi di euro;
– Sviluppo Economico, Cultura, Turismo, Sport, Servizi Sociali: 1 miliardo e mezzo di euro;
– Personale: 2 miliardi di euro. – FONTE: ELABORAZIONE DATI UPI, SIOPE 2013

 Tra le ragioni di chi sostiene la necessità di abolire le Province, vi sarebbero gli eccessivi costi della politica e dei politici provinciali. Orbene, analizziamoli, rispetto gli altri enti locali, complessivamente per costo pro-capite nell 2013:
 – Regioni:  € 13.95 (829 milioni)
– Comuni:  € 09.03 (536 milioni)
– Province:€ 01.31 ( 78 milioni)

Va precisato che, non tutte le regioni costano uguali, e se per qualcuno le regioni del Sud costano troppo (il doppio o più di quelle del nord), la vera sperequazione , è tra statuto speciale che costa oltre 10 volte, rispetto lo statuto ordinario!!!!

Forse qualche costo… si diceva….

Chi ipotizza l’abolizione dell’Ente Provincia, deve spiegare come verranno gestiti i 10 miliardi di costi per i servizi e funzioni essenziali, che non possono essere soppressi, e giustificare il forte incremento che deriverebbe dal passaggio del personale (un costo comunque diminuito negli ultimi 4 anni del 11%) delle Province alle Regioni e/o ai Comuni.

Un ultima analisi, e qualche dato, mentre si parla di risparmi:
– Gli Enti Strumentali, Agenzie, Partecipazioni, Bacini, Consorzi, le Aato nel 2013 sono costati circa 1 miliardo in più rispetto il 2012; – FONTE: ELABORAZIONE DATI UPI, SIOPE 2013
– In 10 anni dalla riforma del titolo V, dal federalismo, dal decentramento i costi dello Stato e l’Amministrazione Centrale, che dovevano ridursi con effettivi risparmi, sono aumentati di 100 miliardi (+28%) e 40 miliardi per le Regioni (+33%). – FONTE: ELABORAZIONE UPI SU CONTI AGGREGATI E DATI ISTAT.

 CONCLUSIONI

– Qualunque riforma deve partire da un alto grado di conoscenza di dati certi e esperienza acclarata:

– La riforma del Titolo V è l’unica che può riformare le istituzioni;

– In tutti i paesi europei ci sono tre livelli di governo;

– Il vero obiettivo deve essere : semplificazione Pubblica Amministrazione, riordinamento funzioni ed eliminazione sovrapposizioni e doppioni.

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