Nell’esperienza di questi ultimi mesi, in vista delle prossime elezioni regionali in Veneto che si presume siano Domenica 20 e Lunedì 21 Settembre 2020, sono sorte molte domande da parte dei miei interlocutori (politici di partito, amministratori locali, imprenditori, associazioni, cittadini, ecc…) ai quali e con i quali ho cercato di trovare risposte continuando a ricercare un senso alla verità delle cose.
Per semplificare la questione ho riassunto in due domande questa preziosa esperienza fatta con il territorio e con la gente: ognuno di noi può trovare le proprie risposte concrete e magari condividerle come spunto di riflessione e di giudizio.
1) E’ di tutta evidenza che questa crisi sanitaria si è trasformata in una drammatica crisi economica. Prima che la crisi diventi culturale (se non lo è già diventata), ci si accorge di una fatica, di una difficoltà, di una debolezza della nostra politica (quella più vicina a quei principi e valori liberali, popolari, europeisti) ad essere protagonista e presente nell’agone politico. Come possiamo a livello locale essere coordinati per fare da cassa di risonanza e collaborare, in maniera incisiva, a livello territoriale sulle cose che ci interessano?
2) Oggi, risultano insufficienti tutte le belle, concrete e costruttive esperienze (lavorative, associative, ecc…) se poi, quando hanno veramente bisogno, vengono lasciate sole, o passano in secondo piano, da istituzioni e politica. In una stagione, all’interno della quale la politica e le istituzioni pensano di occuparsi prima dell’offerta dei servizi che alla preoccupazione dei bisogni quale metodo darsi e quale contributo offrire dalla politica locale per invertire questa tendenza?
Anche se non è stato facile, spero di aver fatto sintesi in maniera comprensibile e che possa essere materiale da approfondire insieme per elevare la discussione a temi concreti e che la politica si riappropri di qual ruolo orientato all’ascolto e alle risposte.